Riccardo Nota d’Elogio e “La logica dell’infinito”: quando la vita e la morte imparano a parlarsi

C’è un filo sottile — eppure indistruttibile — che lega la vita alla morte, la memoria alla presenza, il rimpianto alla possibilità di un nuovo inizio. È su questo filo che cammina La logica dell’infinito, l’ultimo libro di Riccardo Nota d’Elogio, edito da Sperling & Kupfer, che sarà presentato al pubblico mercoledì 15 ottobre alle ore 18 nella Libreria Rizzoli di Milano, in Galleria Vittorio Emanuele II.

L’incontro sarà condotto da Melania Rizzoli, che dialogherà con l’autore sui temi centrali del volume — il confine fra vita e morte, la responsabilità morale, la memoria come continuità — con la partecipazione straordinaria di Vittorio Feltri, ospite d’eccezione e voce da sempre attenta alle questioni del destino, della sofferenza e della libertà individuale.

Feltri, noto per le sue riflessioni sul senso della fine (“Siamo padroni della nostra vita, non vedo perché non dovremmo esserlo anche della nostra morte”), offrirà il suo sguardo disincantato e lucido su un’opera che invita, invece, a considerare la morte non come un termine ma come un linguaggio nuovo, una forma diversa di esistenza.

Riccardo Nota d’Elogio scruta oltre la soglia

Avvocato penalista napoletano, da anni residente a Ferrara, Riccardo Nota d’Elogio ha scelto con questo libro di attraversare un territorio che appartiene più all’etica che al diritto: quello della coscienza. Nei cinque racconti che compongono La logica dell’infinito, l’autore dà voce al suo desiderio di restituire alla morte un volto umano, di concederle il diritto di dialogare con la vita, senza paura né superstizione.

“Vita e morte si parlano, provano a dialogare e ad ascoltarsi”, si legge nel comunicato dell’editore. Ed è proprio questo ascolto reciproco, mai rassegnato, che rappresenta il cuore del libro.

Cinque racconti, un’unica tensione: la continuità dell’esistenza

I racconti si muovono tra Napoli, Sorrento, Ferrara e la Calabria, in un intreccio di tempi e luoghi che disegna una geografia emotiva dell’Italia e dell’animo umano.

Il protagonista ricorrente, Ernesto, è un avvocato napoletano che decide di abbandonare la toga per dedicarsi a un mestiere inedito e quasi poetico: realizzare i desideri di chi non ha potuto compierli in vita. Da avvocato diventa “dottor Ernesto”, una sorta di mediatore fra ciò che è stato e ciò che resta da compiere.

Ogni racconto è una finestra su un diverso modo di abitare il confine:

  • Napoli, una vicenda di cronaca nera si intreccia con il dramma privato di un padre e di un figlio in cerca di redenzione.
  • Sorrento, un viaggio nel passato mescola realtà e sogno, tra le ombre della Seconda guerra mondiale e i fantasmi della memoria.
  • Ferrara, una coppia di anziani prepara con serenità la propria morte come un atto d’amore, celebrando il cinquantesimo anniversario di nozze anche dopo la fine.
  • Nel quarto racconto, una madre costruisce un ponte fra il figlio disabile e il padre scomparso, trasformando la fantasia in una forma di verità emotiva.
  • Infine, in Calabria, un defunto lascia un libro al proprio funerale per regolare i conti con la vita e con l’amore, in una vendetta postuma che svela la complessità dei sentimenti umani.

Una riflessione sulla morte che parla di vita

Il tema centrale del libro — l’idea del “dopo” — è trattato da Riccardo Nota d’Elogio con sorprendente equilibrio: senza misticismo, senza spiritualismo, ma con una consapevolezza terrena e profonda.
La morte non è un mistero da temere, ma una soglia da comprendere, una possibilità di continuità. “Siamo più della nostra vita — scrive l’autore — più del tempo che il destino ci ha messo a disposizione”.

È una visione che restituisce alla morte una funzione attiva: quella di dare senso alla memoria, di completare ciò che la vita non ha avuto il tempo di fare. Il “dottor Ernesto” diventa così simbolo di un nuovo mestiere dell’anima — non un esecutore testamentario, ma il custode di desideri rimasti sospesi, l’interprete delle ultime volontà non dette.

Una scrittura limpida e meditativa

La prosa di Nota d’Elogio è intensa ma misurata, priva di orpelli, capace di dare voce alle sfumature più sottili del sentimento. Ogni racconto è costruito con una struttura narrativa autonoma ma legata agli altri da un respiro comune, come i capitoli di un unico lungo dialogo fra finito e infinito.
Si avverte l’esperienza dell’autore nel mondo della legge, ma anche il desiderio di liberarsene: la parola giuridica lascia spazio a quella poetica, e la precisione del linguaggio si fonde con una dolce malinconia che attraversa l’intera raccolta.

Un evento da non perdere

La presentazione milanese de La logica dell’infinito promette di essere non solo un incontro letterario, ma un momento di riflessione collettiva su uno dei temi più universali e più taciuti: il rapporto con la fine e con ciò che potrebbe esserci oltre.
Accanto all’autore, le voci di Melania Rizzoli e Vittorio Feltri offriranno spunti e prospettive diverse, in un confronto che, proprio come nel libro, tenta di far dialogare la vita e la morte, la razionalità e il sentimento, la paura e il desiderio di continuità.

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