Dal punto di vista di un’ecologia razionale, non c’è alcun dubbio che la cremazione riduce l’impatto ambientale. Si tratta di una scelta di maturità civile e sociale che rispetta il prossimo e l’ambiente e che dovrebbe essere incentivata.

Eppure in molte Regioni si continua a legiferare in modo che i Comuni “si dotino di un apposito registro in cui siano annotati coloro che abbiano espresso la volontà alla cremazione e all’affidamento o alla dispersione delle proprie ceneri”… Esattamente il contrario di quanto appare logico. Una buona legge dovrebbe disporre di cremare tutti e caso mai chi non lo volesse dovrebbe fare specifica richiesta di sepoltura o tumulazione.

Il problema è che la gente continua a fare le cose che ha sempre fatto senza chiedersi il perché, ed anche i legislatori non sfuggono a questa sorta di routine dove le idee sono così radicate negli encefali, da agire come dettati ipnotici che non sopportano di essere messe in discussione e neppure mai guardate da vicino. L’idea che quando uno muore debba per forza andare in cimitero è un pensiero che ci possiede e ci governa con mezzi che non sono logici ma psicologici e quindi radicati nel fondo dell’anima.

E com’è noto, la ragione fa fatica a far giungere la sua luce alle cose radicate nel fondo dell’anima e il cimitero è una di queste cose ben radicate nel fondo della nostra anima. I morti devono stare con i morti. Punto. E’ un’idea semplice che non dà problemi, facilita il giudizio e in qualche modo ci rassicura; forse perché tutti fan così…

Walter J. Mendizza

Fonte foto: Joseph Hart – sxc.hu


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