Dal 2 al 4 novembre 2017 si terrà all’università di Padova, nel contesto del master Death studies & the end of life, il congresso internazionale “Agonie dell’identità: Vivere morendo” con contributi multidisciplinari da psicologia, neuroscienze, medicina, sociologia e filosofia.
In occidente più che dalla morte in sé le persone sono terrorizzate dalla costante minaccia del vivere morendo: una lunga malattia o una condizione in cui sia progressivamente tolta la libertà e il potere di fare ciò che si desidera causa perdita di dignità e rispetto di sé stessi. Vedere il decorso della malattia rende evidente la morte nella sua inesorabilità, vissuta attraverso il lungo processo che porta al progressivo peggioramento della qualità della vita: sono condizioni che innescano la rimozione del terrore esperito dalla quotidianità lasciando gli individui, le famiglie e le intere comunità vulnerabili e incapaci di gestire la morte nel momento in cui arriva. La principale conseguenza è che le persone non siano preparate ad attribuire significati e a riconoscere il compito evolutivo di questo processo inevitabile per tutti.
Il problema assume anche dimensioni culturali e sociali, come accade ad esempio per effetto dell’oppressione sociale, che induce la percezione dello stesso terrore: si pensi alle violenze e ai traumi da cui dipendono perdite significative e irrimediabili; oppure alle situazioni di tracollo economico, alle condizioni di prigionia, alle torture, allo stalking, al bullismo, alle violenze e agli abusi domestici. In questi casi morte e suicidio possono sembrare una vera e propria liberazione.
Alla base di tutto questo terrore vi è la minaccia della perdita e della degradazione di se stessi prima della morte, ovvero l’orrore di fronte all’annientamento della propria identità più profonda, del proprio Esser Sé.
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