rito-funebre-indiani-americaAnche il popolo degli Indiani del nord America,  ha molto da raccontarci a proposito della morte e del suo significato.
La morte per le antiche tribù che popolano da sempre le zone più remote degli Stati Uniti viene concepita come un fatto naturale e le attribuiscono non il valore “fine” ma  viene considerata una tappa del cerchio sacro, il simbolo che rappresenta la manifestazione di Wakan-Tanka, il Grande Mistero, che per tutti i nativi d’America è la massima divinità, il principio creatore su cui si regge tutto l’universo conosciuto e sta ad indicare, il grande abisso che circonda l’uomo, il mistero da cui ogni cosa proviene e nel quale si può trovare il significato dell’esistenza.

Dunque la morte è per gli Indiani d’America solo un viaggio verso quello che i buddisti chiamano Nirvana e il trapasso veniva accompagnato con usi e rituali che hanno un passato lontano di secoli.

Tra armi, sacrifici, superstizioni e omaggi alla natura ogni tribù hanno una propria tradizione. I Sioux, ad esempio, ritengono che una persona in punto di morte possa vedere il futuro, mentre la leggenda vuole che gli Arapaho siano in grado di prevedere la propria morte quattro giorni prima che questa giunga.
Presso i Comanche le donne che muoiono mettendo alla luce un bambino ricevono una speciale considerazione, pari a quella di un guerriero che muore in un combattimento. La morte in battaglia, poi, viene considerata molto onorevole. Infatti, sono particolarmente importanti i riti prima di un combattimento: purificarsi, vestirsi con gli abiti più belli, intrecciarsi i capelli è indispensabile per essere pronti all’eventuale lungo viaggio.

Anche la sepoltura seguiva rituali diversi da tribù a tribù. Non appena un indiano moriva i suoi amici lo adagiavano per terra all’aperto, avvolto da capo a piedi di pelli o coperte, questo perché una volta gli indiani non conoscevano le bare. Scavata una fossa di circa un metro di profondità seppellivano il morto entro ventiquattr’ore, con la testa rivolta ad occidente, deponendo affianco quelli che erano stati i suoi arnesi da caccia o di guerra. Un  po’ come gli antichi egizi, seppure in modo decisamente meno scenografico il defunto viene sepolto con tutto ciò che serve per un viaggio.

Una volta ricoperto lo scavo sul tumulo venivano piantati uno dietro l’altro dei bastoni alti circa settanta centimetri su i quali venivano appoggiate  delle stuoie a protezione del  corpo. A questo punto parenti e amici si siedono tutti intorno alla sepoltura per fare l’offerta al morto, ossia porgere minestra, carne o acqua ai presenti e una parte veniva  bruciata come offerta sacrificale.

Durante la cerimonia del l’offerta al morto, intanto, in testa alla tomba l’anziano della tribù preparava il discorso di accompagnamento dell’anima del defunto, un’orazione che descriveva le qualità del defunto e allo stesso tempo preghiera affinché possa diventare un ambasciatore dei vivi presso le divinità per avere abbondanza.

La cremazione invece era una pratica rara, a cui si preferiva l’inumazione o in alternativa, quando il terreno era gelato, la salma veniva deposta su una piattaforma rialzata, per proteggerla dagli animali, fino alla totale decomposizione dopo la quale venivano raccolte le ossa da seppellire.


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