Christina Sponza al convegno Le sepolture: un ponte ideale con l’aldilà, tra antichi bisogni e nuove tecnologie

“Le nuove sepolture: un ponte ideale tra l’aldilà, tra antichi bisogni e nuove tecnologie” è l’intrigante tema trattato dalla giornalista, ideatrice di Tecnosophia per la promozione delle Scienza, della Tecnologia e dell’Ecologia Razionale, Christina Sponza, nel corso del Convegno “Descrivere l’anima” che si è tenuto lo scorso martedì a Parma, evento che rientra nel ricco programma della XVII edizione del Festival “Il rumore del lutto. Vivi intensamente, abbraccia ogni istante”, la prima rassegna di cultura in Death Education, l’approccio educativo sulla morte con temi che valorizzano la vita.

Grazie alla direzione scientifica e artistica di Maria Angela Gelati e Marco Pipitone, questa rinnovata edizione dal titolo “Anima”, si è congiunta anche ad altre città come Bergamo, Brescia, Bologna, Damanhur, Firenze, Milano, Prato, Reggio Emilia, Venezia, Vicenza, con un ricchissimo e originale calendario di eventi usufruibili sia in presenza che in streaming per coinvolgere, condividere e far riflettere ad ampio spettro tutti sui concetti legati alla vita e alla morte.

Da sempre, i diversi riti di sepoltura, hanno avuto ruoli molto importanti ed identificativi delle società del tempo per questo, nei secoli, hanno subito continui cambiamenti dovuti alla costante ricerca dell’uomo di creare una unione ed una continuità tra la vita e la morte, tra il corpo e l’anima.

Per tanti fattori, la nostra società si sta sempre più orientando alla cremazione con il recupero delle ceneri piuttosto della tradizionale tumulazione in casse di legno: in entrambi i casi, le modalità risultano molto devastanti per l’ambiente a causa dell’abbattimento di migliaia di alberi. E, proprio in un momento epocale che chiama tutti ad essere artefici della tutela e della salvaguardia dell’ambiente, anche il nostro corpo defunto può avere il suo ruolo grazie alla sua trasformazione attenta all’ambiente ed ecosostenibile.

Perciò, il ruolo del cimitero tradizionale sta cambiando, magari diventerà un luogo virtuale ma rimanendo pur sempre un luogo patrimonio della collettività: per capire cosa sta cambiando è necessario alzare gli occhi ed analizzare quello che sta accadendo nel resto del mondo.

Partiamo dagli Stati Uniti dove sono in atto alcune tecniche come il “Compostaggio umano” che consiste nel trattare i corpi dei defunti con materiali organici come trucioli di legno, erba medica e paglia per trasformarli in fertilizzanti. Oppure la “Aquamazione” detta anche biocremazione (scelta dal premio Nobel per la Pace, Desmond Tutu), che consiste nell’immergere la salma in acqua e idrossido di potassio per alcune ore in cui si crea una reazione chimica di idrolisi alcalina che liquefà i tessuti molli: il liquido si può utilizzare come fertilizzante naturale mentre le ossa si polverizzano e si raccolgono in un’urna. Poi c’è “Infinity Burial Suit” la speciale veste funebre che ospita nel tessuto le spore di diverse specie di funghi che accelerano la decomposizione creando così alimento per l’ambiente. Anche gli abissi marini diventano utili con “Eternal reef”, la tecnica di impasto delle ceneri con una particolare miscela di cemento che, affondata nella barriera corallina prescelta, verrà popolata dai suoi microorganismi. Non manca nemmeno la “Dispersione stratosferica” delle ceneri nello spazio tramite un’apposita navetta spaziale.

Invece dalla Svizzera arriva la tecnica della Diamantificazione con la quale il corpo di una persona viene trasformato in una pietra preziosa con cui realizzare un gioiello che si indossa e si tiene vicino la persona cara. L’Italia non è da meno con l’innovativo progetto culturale Capsula Mundi che propone un diverso approccio al tema della morte grazie alla creazione di un contenitore dalla forma arcaica e ancestrale dell’uovo nel quale viene posto il feretro in posizione fetale e poi sotterrata con un seme di un albero scelto in vita dal defunto. Curato da amici e parenti, l’albero che nascerà, rimarrà così in eredità ai posteri ed al futuro del pianeta e cambierà così l’aspetto del cimitero che, da luogo sterile e coperto di gelide lapidi, diventerà un luogo vivo e palpitante, in un certo senso, un bosco sacro.

Poi, in generale, c’è il tema della rinascita con la “Ibernazione o sospensione crionica” grazie al congelamento del corpo in attesa di farlo rivivere quando la medicina avanzata scoprirà il modo per curare la malattia per il quale, il proprio caro, è deceduto.

Si arriva così alla “Rinascita digitale”. Nel 2020, in Corea, una madre ossessionata dalla rapidissima perdita della figlia di sette anni senza avere la possibilità di salutarla, fu invitata da un team di documentaristi in un programma televisivo in cui, i produttori del documentario “Meeting You” hanno creato una ricostruzione digitalizzata della bambina e, così, la madre l’ha potuta vedere grazie ad un visore per la realtà virtuale, come pure il pubblico televisivo.

Infine, molto più semplicemente, con i normali strumenti che si usano quotidianamente come Facebook ed altri programmi digitali, ogni persona può creare una forma di eternità al proprio caro estinto, utilizzando le immagini pubblicate in vita con la realizzazione di video o performance dedicate.

Il Festival “Il rumore del lutto. Vivi intensamente, abbraccia ogni istante” si concluderà il prossimo 25 novembre al Teatro Asioli di Reggio Emilia con un concerto-finissage di Paolo Benvenù e La Crus.

Magda Gilioli


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