La vita dei Balinesi, dall’inizio della loro esistenza fino alla morte è costantemente scandita da rituali della religione induista. Subito dopo la nascita con la sepoltura della placenta si dà il via alla serie di cerimonie che accompagnano l’evolversi della vita di ogni componente della comuntà, passando per la festa dei 105 giorni dopo la nascita, alla limatura dei denti nell’adolescenza, fino al matrimonio.
Dopo tutta questa serie di rituali, in cui tutti gli amici e parenti partecipano, si arriva inevitabilmente anche alla cerimonia funebre, forse quella più importante e impegnativa, perché porta il defunto a depurarsi attraverso la terra, il fuoco e l’acqua.
La purificazione è la condizione essenziale, indispensabile, nella vita dei Balinesi, per ottenere il favore degli dei, favore che si rende ancora più necessario dopo la morte. Per ottenere questa purificazione si ricorre alla terra che assorbe le impurità, al fuoco che le distrugge e infine all’acqua che le lava allontanandole poi con la corrente.
Nelle cerimonie che accompagnano la morte il cadavere prima viene messo a contatto con la terra, ricorrendo a simbolismi e a raffigurazioni varie, poi ha luogo la cremazione ed infine le ceneri vengono gettate nel più vicino corso d’acqua, fiume o mare.
La consuetudine esige che i veri e propri funerali, e cioè i cerimoniali che precedono immediatamente la cremazione, vengano fatti con la massima pompa possibile, in rapporto alla casta o al rango della famiglia cui appartiene il defunto. L’autorità e il prestigio di una famiglia sono pertanto legati allo sfarzo di questa ultima cerimonia funebre. Ne consegue che non sempre la cremazione ha luogo subito dopo la morte dell’individuo, può talvolta trascorrere molto tempo, persino degli anni, prima che i parenti del defunto abbiano potuto raccogliere la somma di denaro necessaria alla quantità e qualità di onori che essi intendono tributare al loro scomparso, e non è raro il caso di famiglie che si indebitano fino all’osso pur di tener alto il loro prestigio. Il morto, durante questo periodo di attesa, viene conservato in un apposito tempietto, avvolto in teli, dove si consuma fino a ridursi, data anche la temperatura, ad una mummia rinsecchita…
A causa della scarsità di denaro molto spesso capita che vengano eseguite cremazioni collettive nelle quali più defunti vengono inceneriti insieme, per cui l’evento, già normalmente molto esuberante, diventa grazie alla musica rimbombante e ai canti delle donne vestite con il tipico sarong, una processione chiassosa e vivace che attrae oltre tutti gli abitanti anche i turisti.
Quando i corpi arrivano nel luogo della cremazione il corpo viene posto dentro una struttura in legno a forma di animale: toro, leone, elefante, pesce, a seconda della casta a cui apparteneva il defunto. La costruzione di questi “animali” in legno viene affidata a degli artigiani e di seguito viene adornata con simboli, fiori e chiaramente gli addobbi sono proporzionati alla disponibilità economica della famiglia.
L’evento occupa l’intera giornata, e quando si arriva al fatidico momento della cremazione un sacerdote si occupa di accende il fuoco sotto la struttura di legno, mentre continuano i mantra delle donne che hanno lo scopo di accompagnare il defunto verso la liberazione dell’anima e il viaggio verso la reincarnazione. Ultimata la cremazione si procede verso lo spargimento in acqua delle ceneri. L’acqua simbolo di purificazione allontana attraverso la corrente per sempre il defunto dalla vita terrena per portarlo verso la rinascita.