Torino, 19 maggio 2018. Di Patrizia De Grazia

In ricordo di Marco Pannella

Marco Pannella (Teramo, 2 maggio 1930 – Roma, 19 maggio 2016)

Quando sei morto ti ho odiato.
Ti ho odiato piangendo, paralizzata di fronte allo schermo di un computer avvolto nell’immagine del tuo volto in bianco e nero.
I tuoi occhi sembravano così vivi in quella foto. Così belli. Così tuoi.
Eppure tu non c’eri più. E io ti ho odiato per questo.
Sapevo che eri malato. Sapevo che prima o poi te ne saresti andato. Era una battaglia che non potevi vincere. Lo sapevo. Eppure pensavo che in qualche modo avresti vinto lo stesso. Che saresti uscito dallo schermo del computer prendendoti gioco delle nostre facce sconvolte e avresti acceso una sigaretta, gridando in silenzio che Marco Pannella era stato più forte del cancro.
Niente di tutto questo è successo.
Il tuo corpo se ne stava lì. Disteso. I tuoi occhi celesti così pieni di vita nelle foto pubblicate sui giornali, chiusi in un silenzio innaturale, così pieno di dolore e della invisibile scia di vuoto che avevi lasciato dietro di te.
Seguii il tuo funerale in diretta. Non piansi.
Ricordo di essermi ritrovata a sperare soltanto che non esistesse nessun paradiso. Nessun inferno. Nessun posto da dove avresti potuto continuare ad osservarci senza che ti fosse concesso di intervenire, di combattere per un’idea. Di lanciarti nuovamente in campo per difendere una causa che hai sempre ritenuto giusta.
Sei nato per lottare. Non certo per osservare la partita rimanendo seduto in panchina.
Oggi, a distanza di due anni, ancora vorrei che tu fossi qui. Vorrei poterti sentire mentre gridi, mentre ti incazzi e ti metti a sputare insulti a ruota libera. Vorrei semplicemente riavere Marco Pannella, con tutti i suoi eccessi, le sue abitudini stravaganti, alcune delle sue scelte che non sono mai riuscita a comprendere e alcune delle sue posizioni che non ho mai condiviso.
E invece siamo qui noi. La forza di una squadra Radicale che brilla di sogni, di speranza e di tanta voglia di continuare a combattere per qualcosa in cui crediamo.
La stessa luce che ha brillato per anni nei tuoi occhi e che ancora oggi continua ad alimentare la fiamma nell’anima di ognuno di noi.
Ci manchi tanto, Marco. Tanto.

 


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