via-di-qua-umberto-curiL’esperienza della morte, all’origine di ogni filosofia, analizzata da Umberto Curi nel saggio “Via di qua. Imparare a morire”

Il titolo del saggio di Curi prende ispirazione dal racconto breve “La partenza” di Kafka, nel quale il protagonista dice, al  servo che gli sella il cavallo e gli chiede dove vada: «Non lo so. Pur che sia via di qua, via di qua, sempre via di qua, soltanto così posso raggiungere la mia meta». Il filosofo padovano ha adattato tale risposta al tema della morte partendo per una esplorazione letteraria tra anni di storia,  idee e riflessioni, sulla fine vita.  Un saggio che come “Morte. Fine o passaggio?”  A cura di Ivano Dionigi di cui parliamo qui, indaga sul tema della perdita e di come nella storia è cambiato il concetto di trapasso.

Con una abile e corposa lettura dei miti e della tragedia greca,  Curi ha effettuato un excursus dettagliato sul concetto di morte e porta a paradigma la storia di Alcesti. «Il suo compagno, dopo che la giovane si è sacrificata per lui, ha capito che la morte non è il peggiore dei mali. Sopravvivere sapendo che chi si ama si è sacrificato per noi può essere peggio della morte. Lo insegna la tragedia greca, la cui rilettura aiuta anche oggi a compiere una riflessione sul fine vita».
Inoltre riflette su l’inimmaginabile concetto di morte e sulla necessità di esercitarsi nel riconoscere il suo innegabile legame con la vita: «Non è concepibile la morte se non in relazione alla vita, perché ne definisce il senso e l’importanza, perché ne fa affiorare la sua più intima essenza. Deprecata perché segna la fine di quel bene supremo che è la vita, o auspicata come termine ai mali di cui la vita stessa è intessuta, la morte è ciò che conferisce alla vita il suo significato più proprio».

Insieme al filosofo Maurizio Ferraris, Curi non ha mancato di far ricorso all’ironia per dimostrare che pensare alla morte non significhi necessariamente inoltrarsi in pensieri lugubri: «Imparare a morire? Alla fine non serve a niente. Che utilità ha imparare una cosa che serve una volta sola?».

L’autore

Umberto Curi insegna Storia della filosofia all’Università di Padova. Tra i suoi saggi: Endiadi. Figure della duplicità (1995), Il farmaco della democrazia. Alle radici della politica (2003), Miti d’amore. Filosofia dell’eros (2009) e Straniero (2010). Presso Bollati Boringhieri ha pubblicato «Pólemos». Filosofia come guerra (2000), La forza dello sguardo (2004) e Meglio non essere nati. La condizione umana tra Eschilo e Nietzsche (2008), premio Capalbio per la filosofia.

Via di qua Imparare a morire
Umberto Curi
Anno 2011
pp.236


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