L’uomo è l’unico animale consapevole di dover morire. Lo sa, ma spesso nega l’evidenza e tenta di rimuovere in tutti i modi questa certezza. Tuttavia, come spiega la rivista New Scientist, la paura della morte resta al centro dei nostri pensieri e dei nostri comportamenti.

Può influenzare le scelte politiche di un’intera nazione e risvegliare sentimenti di odio o d’amore.
Basta pensare alla condizione che stiamo vivendo in questi angoscianti giorni dopo gli attentati di Parigi.
“È una questione di sopravvivenza!”, sostengono gli psicologi Solomon, Pyszczynski e Greenberg, ideatori della teoria della «gestione del terrore», secondo cui avere paura della morte sviluppa nell’uomo comportamenti di difesa.

La teoria della gestione del terrore è una nota teoria sugli effetti inconsci della paura della morte (definita dagli stessi autori anche come ansia esistenziale) sui comportamenti umani. Si basa sull’idea che ognuno di noi sviluppa una personale  visione del mondo che ci aiuta a gestire la paura della morte. In pratica ci raccontiamo storie sull’immortalità che vanno avanti da migliaia di anni, apparentemente tutte diverse ma in realtà simili, con poche varianti che riflettono il lessico del tempo e condizionano gli atteggiamenti e le scelte dei popoli.

La teoria si è sviluppata negli Stati Uniti negli anni Ottanta, a partire dalle riflessioni antropologiche e filosofiche di Ernest Becker sulla morte e sul suo significato per gli esseri umani (Becker, 1973). Secondo la Teoria della Gestione del Terrore gli esseri umani si proteggono inconsciamente dalla paura della morte attraverso l’adesione alle – e la difesa delle – visioni culturali, il che aumenterebbe l’auto-stima e il senso di appartenenza al gruppo che condivide le medesime visioni culturali.

A livello più generale la Teoria della Gestione del Terrore sfida i modelli esplicativi tradizionalmente utilizzati in sociologia e scienza politica, i quali assumono che i soggetti operino secondo calcoli razionali o preoccupazioni
strumentali (Stoker, 2010). Secondo questi modelli l’adesione a gruppi estremisti violenti è spiegata da ragioni economiche, sociali e politiche.

Nessuna ricerca scientifica ad oggi ha testato gli effetti dell’ansia esistenziale direttamente su opinioni definite estremiste. Tuttavia in letteratura ci sono studi che hanno mostrato come la paura della morte possa modificare il supporto per interventi militari, per opinioni aggressive e per narrazioni violente.

Più precisamente gli studiosi della teoria della gestione del terrore hanno dimostrato che la Salienza della Morte, intesa come la consapevolezza della propria mortalità,  aumenta negli individui il rifiuto di coloro che sfidano la loro cultura di appartenenza, fa prendere le distanze dagli stranieri aumenta attitudini aggressive verso gruppi estremi e aumenta il supporto per soluzioni violente dei conflitti.

Per approfondire l’argomento consigliamo la lettura della ricerca che è stata in parte fonte di questo articolo http://bit.ly/paura_morte_estremismo


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