terapia-EMDRAbbiamo parlato spesso su questo sito di come l’evento luttuoso, se atteso, possa essere metabolizzato in varie fasi. Ma se la morte arriva inaspettata, quando lo scorrere della vita non sembra avere frizioni, il lutto diventa un evento drammatico difficile, in alcuni casi, impossibile da metabolizzare.

Una perdita inaspettata e violenta sconvolge profondamente le certezze fondamentali della persona colpita, intaccando le sicurezze e le certezze acquisite fino a quel momento. Il mondo, all’improvviso diventa un luogo inospitale e chi rimane, vive in una sorta di sgomento perpetuo, complesso da affrontare, tanto da sentirsi schiacciati e soffocati dal dolore.

Ma si può guarire da un trauma terribile come la morte improvvisa della persona amata? Sembrerebbe di sì, e con le dovute precauzioni, perché non siamo medici,  vi parliamo di un percorso di psicoterapia chiamato EMRD  – eye movement desensitization and reprocessing – da cui l’acronimo, che tradotto in italiano significa: desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari.

L’ EMRD è un trattamento psicoterapeutico che facilita la risoluzione di sintomi e di disagi emotivi legati a esperienze di vita stressanti e traumatiche. L’efficacia della tecnica di “Eye Movement Desensizitation and Reprocessing”, è stata dimostrata direttamente con fotografie del cervello, prima e dopo la terapia.

In particolare nel 2014 è stato studiato quello che accade durante una psicoterapia attraverso il monitoraggio elettroencefalografico (EEG) prima, durante e dopo una seduta di EMDR.
I ricercatori del CNR e dell’Università di Roma Tor Vergata hanno mostrato le foto delle macerie della scuola crollata ai genitori che hanno perso i figli nel terremoto di San Giuliano e hanno fotografato, con l’elettroencefalogramma, le aree che si attivavano nel cervello durante la visualizzazione delle foto, in due tempi distinti, prima della terapia e dopo l’EMDR. La vista delle stesse immagini attivava due zone diverse, prima erano interessate quelle frontali, legate ad emozioni negative, dopo il trattamento le aree accese erano quelle delle funzioni cognitive. Dunque il trauma, nel momento in cui si supera, si muove all’interno del cervello.

Questo accade perché come spiega – Isabel Fernandez, presidente dell’associazione EMDR Italia – “Dopo un trauma, come un lutto, una violenza, una catastrofe naturale la memoria dell’evento resta ‘congelata’ nelle reti del cervello in modo non funzionale, l’informazione non può essere elaborata e continua a provocare patologie come il disturbo post traumatico da stress e altri disturbi psicologici”.

Dunque attraverso “I movimenti oculari dell’EMDR – ha precisato la Fernandez – che  sono simili a quelli del sonno REM e quindi del tutto naturali, riattivano la capacità di ‘autoguarigione’ del cervello che trova le risorse per metabolizzare l’evento traumatico. Dopo la terapia i pazienti ricordano il fatto ma sentono che fa ormai parte del passato”.

Per chi fosse interessato a questa terapia segnaliamo che ci sono, solo in Italia, 6 mila  psicoterapeuti abilitati nel trattamento tramite EMDR, molti lavorano in ospedali, asl e nelle strutture del servizio sanitario nazionale. Per elaborare un forte trauma bastano in media dalle sei alle otto sedute.

Per maggiori informazioni vi rimandiamo al sito fonte di questo articolo e al sito dell’Associazione EMDR Italia


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